REINCARTAZIONE
MASSIMO GUASTELLA

[...] Nelle più recenti esecuzioni Biondi sembra ribadire ancora una volta quel filo rosso della sua pittura che è la centralità della memoria. Ossia sceglie di consegnare al suo spiccato gusto narrativo e a stratificati episodi visivi e mentali i ruoli protagonisti dell'inesauribile raccontarsi. Mi viene in mente l'affermazione di Paul Klee "io sono un astratto con qualche ricordo" che si potrebbe riformulare e attagliare a Biondi che compone astrazioni ma con tanta, densa memoria di tempo vissuto distante e recente. Biondi attiva funzioni di recupero non archeologico ma documentale anche da note di attualità. Metaforicamente direi che si predispone ad accogliere informazioni verbali e visive, prima ancora che sullo spazio della tela, nel suo archivio memoriale a partire dalle fasi preparatorie, come indicherebbero le modalità con cui raccoglie e seleziona materiali "incontrati" e recapitati nel suo studio. Poi avviene l'elaborazione, immediata; nella affermazione di fresca data: "Lavoro direttamente; non preparo bozzetti o disegni se non di rado", Biondi lascia intendere quella che è la rapidità di sintesi dei suo processo formativo. E altrettanto celeri sono le inclusioni di reperti estranei alla pittura a cui ricorre: ritagli di immagini fotocopiate, carte stampate, scritti giornalistici, riproduzioni fotografiche e usuali barchette di carta della sua flotta innumerabile.

reincartazione

REINCARTAZIONE - mat. vari su cartroncino cm 14x22 - 1999

Ognuno di questi materiali interviene sulle tele come elemento espressivo in sé e l'inizio del montaggio che ribalterà i valori semantici delle componenti vili avviate entro la dimensione estetica in fieri. Le composizioni, calibrate, degli inserti si correvano alle stesure di colore; si integrano nella composizione per arricchirla ed ampliarla e tuttavia vi s'innestano in ragione dei fare pittura.
Via via sulla tela compaiono aggiuntivi garbugli grafici, monogrammi anarchici, brevi scritture a matita, di sapore didascalico o semplicemente ironico, come un frasario che attraversa il campo e si fa immagine. Ci soccorre ancora un suggerimento di Biondi: "Tutto mi sembra simile alla poesia"; come a dire che si tratta di una scrittura difficilmente separabile dall'impianto pittorico a cui infonde un gusto lirico complessivo. Non lo interpreterei quale raffinato virtuosismo o distaccato diletto poiché la composizione dell'opera va in tutt'altro senso, non perde cioè di vista le disillusioni dei tempo e della realtà. [...] Nei lavori ultimi, poi, ci appare determinante l'utilizzo, non di rado, di una formula procedurale che consiste nell'aggiungere delle rappresentazioni meccaniche, oggettive e immediatamente percettibili; si direbbero icone possibili della contemporaneità derivanti dalla fotografia, che e forma di visualizzazione essenziale e vulgata mediaticamente nella nostra epoca. In prevalenza sono visi e corpi femminili che occupano i punti chiave nell'equilibrio compositivo. In qualche caso fungono da contrappunti a sagome anatomiche e tratti figurativi; prosecuzioni ideali di una fisicità soccombente, quella costruita manualmente, e sentimentalmente aggiungerei, attraverso il disegno. Biondi disegna non poco sulla tela nuda tesa sul muro; vi si applica a mò d'incisione come se avesse in mano il bulino. Traccia segni acuti, energici, determinati. I colpi di matita sono continui, rapidi, ritmati, ripetuti a decine di linee in rapporto tra loro a definire il chiaro e le ombre. La caratura espressiva dei disegni figurali, imbevuti dapprima di tamponature d'acqua sporcata da colore, e appena accennata o addirittura non svelata al fruitore. I brani, per meglio dire, restano celati discretamente sotto una carta velina o un foglio di giornale o un colore. È un occultamento voluto come accade alle sinopie nascoste dall'affresco che, tecnicamente li sottoposte, non dovranno mai riemergere anche se poi la storia ci insegna che e potenzialmente verificabile il disvelamento. I fondi spugnati, inumiditi accolgono i pigmenti che ostentano una matericità consistente che, ancora lievemente tattile, si e alleggerita non poco delle gravose, plastiche malate della scorsa produzione. Ora appaiono masse cromatiche compatte, ampie, astratte, vivacizzate da orchestrazioni cerebrali di colore. Biondi manifesta sempre nuovi sensi di colore-luce nel giustapporre blocchi di impasto nero, ispessito, lucido e opaco, a stesure di verde scuro; nell'alternare accensioni di gialli e ocra a tonalità di intensi rossi cadmio e a sfumature di bordeaux; nell'ottenere grigi da blu di prussia e ocra; nel sovrapporre i dilaganti, suggestivi blu oltremare. E sulle campiture insistono graffiature gestuali, energie generate dall'interno per scorticare e animare le superfici. "È una sintassi selvaggia in apparenza, ma pura ed essenziale", ammette Biondi. "Sara forse l'essenzialità, il senso telegrafico e concettuale - suonano cosi le parole dell'artista - che a volte rende non immediata la comprensione. Eppure mi basta poco: comunicare attraverso un colore, un inserto calligrafico o un titolo". Si ricompone un dialogo a più voci che acquisisce valenza pittorica, contemporanea e, al tempo stesso, letterale comunicazione.

reincartazione

EVVIVA EVVIVA - mat. vari su tela - cm 140x115 - 1999

Nella complessa procedura costruttiva dell'opera, Biondi trova le motivazioni dei fare oggi pittura; lui la intende come narrazione visiva durevole che si misura con la cronaca effimera dei media. Raccoglie, si e scritto, dati nel coacervo di inserti cartacei alterati, di rimandi figurativi e di trascrizioni cromatiche e li vive globalmente, immergendosi nell'atto creativo, come la necessita di scambio con altro da sé che consente la crescita. Simbolicamente ogni opera racchiude parziali caratteri identificativi appartenenti ai suoi riferimenti culturali, all'affetto per i luoghi e per le persone, collegabili insomma al ciclo sin qui compiuto della sua vita. Ma a ritornare su quei corpi femminili ora campeggianti nei collages, ora tradotti nel disegno celato, su quei riporti verbali, quei passaggi cromatici, quei segni e quei solchi ci si accorge che rimarcano la vitalità espressiva odierna dei pittore, ottimo nel manifestarsi accomunando raccolta interiorità, liricità assorta e coscienza dei reale.
A poco a poco Biondi ha superato ogni dicotomia e trovato un punto di sutura nella sua storia artistica e lo palesa nel complesso di sensazioni, emozioni, umori, rivelato e trasmesso da carte e fotografie, disegni e suggestioni colore provenienti dal vissuto. Scopriamo che non si era dei tutto affrancato dal repertorio espressionista figurativo degli anni Sessanta-Settanta, lasciato a decantare agli inizi degli anni Ottanta per intraprendere, con faticoso azzeramento critico, la strada dell'astrazione; delle sue esperienze trascorse si e invece riappropriato in modo discreto e le ha accostate alla seriore maniera di tardo epigono dell'informale, depurandole entrambe dalle ovvietà sperimentali. "Ed e questa una dimensione in cui non hanno più cittadinanza distinzioni desuete quali quelle tra astratto e figurativo, per cui Biondi, con conquistata libertà e con più segreta efficacia, può usare ogni corda, anche quella di una semantica più esplicita" già avverte Caramel nel 1994.
Non smette dunque Biondi di profondere ogni impegno per attualizzare un modo colto e sensibile di dipingere che apre a ogni singolo quadro spiragli percorribili per la sua stessa esistenza futura senza dire "bugie". È il suo spirito attento e partecipato all'avvento dell'arte dei tempo presente - come segnala sin dal 1989 Bellini - imprevedibile mondo di inedite forme che costituiscono una nuova, incessante frontiera", che ancor oggi, sento di poter testimoniare, non lo distoglie dal prender parte con ogni opera al progresso culturale.
Biondi conduce la sua arte verso le soglie dei nuovo millennio con palese sintesi espressiva che lo dispone a farsi capire sino in profondità e al tempo stesso a interrogarsi e mettersi in discussione. Mostra, comunque, da artista totale la straordinaria fiducia nel potere dell'immagine e della parola attraverso la forza evocativa della pittura e della poesia, che se intimamente congiunte accrescono in senso civile la comprensione delle pluralità e la tutela delle diversità che saranno imprescindibili prerogative dei decenni a venire.